Gravel
RUOTE PER BICI DA GRAVEL: NON LIMITARTI ALL'ASFALTO!
Il ciclismo è libertà: ma allora perché rimanere confinati sulle strade asfaltate?
Le ruote Ursus Gravel sono qui per cambiare il tuo modo di pedalare.
Sperimenta un'esperienza di guida finalmente trasversale.
COSA TROVERAI IN QUESTA PAGINA?
GRAVEL: DEFINIZIONE E ORIGINE
Gravel. Parola inglese che identifica un terreno che non ha nulla a che vedere con l’asfalto: piccole pietre, ghiaino, strade di campagna frequentate al massimo da qualche pigro mezzo agricolo.
Il ciclismo gravel, la bici gravel non sono solo una semplice tendenza, una moda cresciuta rapidamente in meno di dieci anni. Il gravel è un ritorno al passato grazie alla moderna tecnologia. Gravel sono e saranno per sempre le strade del ciclismo eroico da primi decenni del ‘900. Gravel era già la Milano-Sanremo 1910: fango, neve e ghiaccio. In 71 alla partenza, in tre all’arrivo. Gravel era già il Tour de France 1913. Quello della prima maglia gialla della storia, Eugène Christophe, caduto nella discesa del Tourmalet e costretto a riparare, da solo nella bottega di un fabbro, la forcella della sua Peugeot. Il gravel è la vita del ciclismo che si rigenera per trovare nuove forme ed ispirazioni.
Era il 2006 quando Jim Cummins e Joel Dyke pensarono di organizzare una pedalata fuoristrada di 200 miglia – la Dirty Kanza - per ammirare le bellezze della zona di Flint Hills, in Kansas, Stati Uniti. In 34 al via. Oggi quella gara non esiste più, o meglio, ha cambiato nome, sono arrivati gli sponsor, i ciclisti professionisti e gli appassionati ai nastri di partenza hanno sforato quota 4mila. Ma il gravel è e rimane sempre e comunque un modo alternativo per ricongiungere il ciclismo alla sua anima: un’esperienza di vita che gira solo se condivisa.
LE TENDENZE DELLA DISCIPLINA
Gravel Bike, moda o rivoluzione? Il fenomeno innescato dalle bici gravel fa rima prima di tutto con una buona dose di valori. Libertà, spensieratezza, fuga dallo stress della vita quotidiana per respirare un paio di boccate d’aria fresca, lontano dai pericoli del traffico. Certo anche qui si inizia a parlare di competizioni, gare e tabelle premi senza dimenticare però che quello che conta è la filosofia, il modo di approcciare la bicicletta. Se il ciclismo è la tua passione grazie al gravel ti senti a casa ovunque anche nei percorsi che fino a poco tempo fa erano destinati esclusivamente al cross country MTB.
Desideri passare un fine settimana alternativo con gli amici o raggiungere Capo Nord in solitaria? Puoi caricare tutto il necessario sulla tua bicicletta grazie all’utilizzo di particolari accessori che permettono di viaggiare in piena autonoma.
Questa tendenza si chiama bikepacking ed è uno stile che ha dato vita a vere e proprie comunità di ciclo-viaggiatori. Niente classifiche, alte prestazioni messe al bando. Una birra ed un aperitivo con i prodotti del territorio appena conosciuto possono essere valido prologo ad una notte da trascorrere in quota o nel bosco, attorno al fuoco prima del meritato riposo in tenda.
GARE ED EVENTI PIÙ BELLI DEDICATI ALLA DISCIPLINA GRAVEL
Le competizioni ed i festival dedicati alle bici da gravel sono in aumento e stanno ricercando una loro identità. Le parole “challenge”, “series”, “race”, “classic” spesso accompagnano i nomi dei luoghi che ospitano le relative rassegne.
A metà tra nuova tendenza e fenomeno affermato. Una spinta – da alcuni molto attesa - verso l’inquadramento delle gare e dei cicloraduni riservati agli amanti del gravel può venire dall’Unione Ciclistica Internazionale (UCI). Il presidente ha apertamente dichiarato che: «Il gravel è parte del DNA del ciclismo fin dall’inizio». A tal proposito l’UCI sta lavorando ad una “world series” dedicata alla disciplina ed al Mondiale di disciplina: non è un caso se tratti sterrati sono tornati a dar spettacolo al Giro d’Italia e al Tour de France.
Al di là del non facile riconoscimento istituzionale il movimento cresce grazie a quella “voglia di gravel” che proviene in particolare dagli Stati Uniti. Se avete il desiderio di respirare la vera essenza del gravel allora non vi resta che iscrivervi al Garmin Unbound Gravel, l’evento che ha fatto scoccare la scintilla a livello mondiale nel 2006. Guardando sempre al calendario USA la lista può essere veramente molto lunga e potreste avere l’imbarazzo della scelta: Crusher in the Tushar, SBT GRVL, Vermont Overland, Grinduro, Lost and Found..
Per quanto riguarda l’Europa, il Belgio è stato il primo “importatore” del format gravel. Se lo Schaal Sels è riservato ai professionisti, vale la pena esserci alla Dirty Boar fosse solo per la festa finale a base di birra e “fritjes” le celebri patatine fritte alla belga. In Gran Bretagna ecco il Grinduro e la Dirty Reiver 200. In Germania vale la pena ricordare il Gravel Rallye Series – con due tappe tra Foresta Nera e valle del Reno – e la Gravel Marathon Salzkammergut Trophy in Austria.
Anche l’Italia non scherza con il Gravel Road Series che racchiude tre prove, tra cui la Nova Eroica. Il calendario propone anche numerosi eventi non competitivi, senza supporto e dedicati al bikepacking con la sola fornitura della traccia GPS. Nessun tempo massimo e pieno diritto di perdersi per ammirare le bellezze della natura: Tuscany Trail, Veneto Gravel, La Monsterrato-Strade Bianche. A proposito di Strade Bianche ecco il racconto di Giulio, un amico di Ursus, che ha pedalato lungo il percorso della classica senese dedicata ai professionisti che è diventata un appuntamento fisso della stagione ciclistica internazionale.
Se avete voglia di sedervi sotto le stelle e condividere le esperienze con altri cicloviaggiatori su bici gravel e non solo ecco che non potete mancare al BAM! Campfire, il primo raduno europeo dei cicloviaggiatori.
I PERCORSI PIÙ BELLI IN ITALIA
L’Italia è terra di ciclismo e richiama molti appassionati da ogni parte del globo: il clima, le bellezze artistiche, il buon vino unito ad una cultura gastronomica unica al mondo. Una gravel bike può essere il “condimento” ideale per unire tutti questi elementi. Da nord a sud l’Italia offre la possibilità di vivere un territorio “denso” dove è difficile incontrare metri senza storia. Un esempio?
90 km, cinque città medievali, vigneti e i luoghi della Grande Guerra. Partenza da Cittadella verso Castelfranco Veneto, veloce ascesa verso Asolo – uno dei borghi più belli d’Italia – per proseguire in direzione Bassano del Grappa e poi Marostica, città delle ciliegie e degli scacchi prima di far ritorno a Cittadella.
Se volete continuare ad esplorare questa zona ecco che l’Altopiano di Asiago Sette Comuni offre la possibilità di vivere in sella i luoghi della Grande Guerra grazie a ben 500 km di strade sterrate. Luoghi che ancora oggi continuano a restituire reperti storici. Il monte Cengio con il celebre “salto del Granatiere”, Cima Ekar – dove è nato l’omonimo gruppo trasmissione gravel Campagnolo – fino a monte Cogolin. Strade militari, agriturismi, rifugi, caseifici e pascoli di media montagna.
Chiediamo scusa alle altre regioni italiane, ognuna delle quali meriterebbe un lungo paragrafo dedicato al tema. Per rimediare ecco qui alcuni dei percorsi più belli d’Italia.
Scarica i percorsi
COME PIANIFICARE AL MEGLIO UN’USCITA
Bikepacking o uscita di due ore il sabato mattina per inaugurare al meglio il fine settimana? A prescindere dal livello di allenamento e dalle nostre aspettative, dedicare un po’ di tempo allo studio dell’itinerario da affrontare è un requisito fondamentale. Conoscere i percorsi, le difficoltà altimetriche, i punti di interesse, la presenza o meno di servizi lungo il percorso diventa fondamentale e aiuta a far fronte agli imprevisti.
Pianificare al meglio un’uscita significa cercare di prevedere cosa succederà sopra e sotto le nostre ruote. Terreno, cartografia e meteo sono gli aspetti chiave per sbloccare molte scelte. “Come e quanto mi vesto?”, “sono presenti fontane lungo il percorso?”, “quali saranno le condizioni del terreno fuoristrada?”, possono essere solo alcuni degli interrogativi a cui rispondere prima di affrontare un’uscita in bici da gravel soprattutto se il territorio è a noi poco conosciuto.
Garmin e Strava non sono solo piattaforme di monitoraggio delle nostre attività che permettono di rispondere alla domanda “che tipo di ciclista sei?”. Strava ad esempio permette di scegliere le preferenze riguardo il fondo stradale segnalando allo stesso tempo il punto di partenza e d’arrivo. Garmin consente uno studio tridimensionale di un territorio con la possibilità di trasferire e sincronizzare tutti i dati sul dispositivo da tenere sul manubrio. Un valido compromesso può essere anche Komoot, piattaforma che permette di creare e visualizzare percorsi gravel beneficiando dei punti di interesse (highlights) segnalati dagli utenti.
COME SONO FATTE LE RUOTE PER BICI GRAVEL?
A questa domanda si potrebbe rispondere con un semplice: “dipende”. La verità è che il gravel apre le porte ad un intervallo d’utilizzo molto ampio rispetto a quello di una normale bici da strada. Ci sono gravel bike in grado di alloggiare addirittura ruote da 29’’ per MTB e di conseguenza si potrebbe trovare una soluzione ponendo un’altra domanda: Ruote da Gravel, come scegliere le migliori?
Attenzione: non c’è una ruota “migliore” in senso assoluto. Certo possiamo giocare con i nostri gusti e le nostre esperienze personali, ma il prodotto “migliore” lo si identifica in base alla tipologia di terreno e di approccio alla pratica del gravel che vogliamo adottare. Se il nostro obiettivo è quello di correre una granfondo su strada senza troppe mire corsaiole legate alla classifica ecco che una coppia di ruote in carbonio a medio profilo – ad esempio 37mm – destinate al montaggio tubeless/copertoncino possono essere un valido compromesso. Viceversa se vogliamo virare verso il bikepacking e l’avventura meglio una ruota un po’ più “morbida” e confortevole in alluminio: profilo da 25mm, canale interno sempre da 24 mm per l’alloggiamento di un tubeless/copertoncino. Un set up che permette il montaggio di coperture da 26 a 46 mm. Sono queste le principali caratteristiche tecniche che ci rivelano com’è fatta una ruota gravel.
DIFFERENZA TRA RUOTE CICLOCROSS E GRAVEL
C’è una linea sottile che distingue le ruote gravel da quelle utilizzate nel ciclocross. Il confine è segnato dall’articolo 1.3.018 della guida scritta ed approvata dall’UCI in merito alla dotazione tecnica.
Nel ciclocross la sezione frontale della copertura misurata alle due estremità non può eccedere i 33 mm. Inoltre il ciclocross è una vera e propria competizione che si corre su un circuito definito con durata massima di un’ora. Il gravel non per forza deve abbracciare l’agonismo. Ecco perché le aziende propongono cerchi con canali interni maggiorati in grado di ospitare coperture che in alcuni casi possono andare anche oltre i canonici 46 mm. Lo pneumatico da ciclocross inoltre non deve presentare nessun tipo di chiodo o borchia.
Una gravel bike, al momento, non deve rispondere ai requisiti tecnici dell’UCI. Ecco che allora le sezioni delle coperture possono diventare più importanti e le caratteristiche del battistrada possono variare al punto da vedere l’inserimento di tassellature metalliche in grado di assicurare un grip che nel ciclocross non sarebbe raggiungibile.
DIFFERENZA RUOTE DA CORSA E GRAVEL
Il gravel è un vero e proprio ponte che unisce la bici da strada alla mountain bike e viceversa. Una terra di mezzo dove le differenze si sono livellate con l’introduzione di alcune importanti soluzioni tecniche nel comparto strada: freni a disco e coperture con sezioni maggiori. Molti marchi propongono a catalogo il medesimo prodotto con una duplice destinazione d’uso. Non è un errore: una buona fetta del comparto gravel deriva dalle biciclette ad uso stradale.
Le differenze comunque ci sono: il canale interno del cerchio può determinare l’intervallo di coperture da poter impiegare in fase di allestimento. Una ruota con canale interno da 19 destinata al montaggio tubeless/copertoncino può arrivare ad alloggiare un pneumatico da 23 a 40 mm. Il canale da 24 adottato sia su strada che per il gravel arriva però ad ospitare in genere coperture fino a 46 mm.
C’è un’altra variabile da tenere in considerazione: la resistenza aerodinamica. Numerosi studi hanno stabilito che è questa forza a penalizzare maggiormente le prestazioni di un ciclista, più della variabile peso. Su strada non a caso le altezze dei profili delle ruote sono maggiori, i raggi possono essere piatti e le lavorazioni esterne dei cerchi possono richiamare l’inconfondibile design di una pallina da golf. Inoltre – soprattutto in gare con assistenza meccanica al seguito - ha ancora un senso l’utilizzo del tubolare mentre ciò non è conveniente nel gravel. La sostituzione del tubolare sarebbe troppo laboriosa senza contare il fatto che per l’uso è sempre meglio attendere 24 ore dall’incollaggio.
ALLUMINIO O CARBONIO? PRO E CONTRO DEI DIVERSI MATERIALI
Facciamo una premessa: sono entrambi ottimi materiali. Rigidità, elasticità, peso e costo possono essere le tre principali differenze. Una buona ruota in carbonio risponde meglio alle forze torsionali rispetto all’alluminio che invece è un materiale più “morbido” che paga qualcosa in termini di rigidità laterale.
Quando il dislivello inizia ad essere a quattro cifre il peso è un altro fattore da considerare. Non sono 20/30 grammi a determinare una prestazione. Certo è che quando la differenza inizia ad assestarsi tra i 200 e i 500 grammi e durante le vostre uscite la salita non manca mai ecco che allora si aggiunge un altro punto a favore del carbonio. Oltre a questo la fibra di carbonio lascia ampi margini “creativi” di sviluppo del prodotto. Significa che il modulo elastico delle fibre lungo tutta la superficie del cerchio può essere ottimizzato a seconda delle sollecitazioni ricevute sia in senso laterale che verticale. A differenza dell’alluminio che viene lavorato per estrusione, processo che esclude possibili “ritocchi” a livello ingegneristico.
Prezzi alla mano però c’è una netta differenza in termini di investimento economico: ecco perché l’alluminio è impiegato negli allestimenti di media e bassa gamma. A conti fatti dislivello, tipologia del fondo stradale e risposta che si vuole avere dalla bicicletta sono ulteriori fattori da tenere in considerazione in fase di scelta.
GRAVEL BIKE QUALI SONO LE ESIGENZE PIÙ IMPORTANTI
Avventura o percorsi veloci? Agonismo o pedalate in tutta tranquillità? Spesso le esigenze determinano anche la destinazione d’uso. La gamma gravel si può scomporre in almeno due segmenti che identificano le tipologie di biciclette.
Le gravel “backroad” derivano dalle bici da strada con l'impiego degli stessi componenti. Si tratta di prodotti che puntano maggiormente sulla scorrevolezza e sulla velocità pagando su sterrati più pesanti o single track mentre le “adventure” lasciano da parte quelle prestazioni di derivazione agonistica per far spazio a standard differenti come le ruote da 27,5’’ che rendono il mezzo più reattivo e guidabile nei passaggi stretti e coperture che arrivano a toccare i 50 mm.
In entrambi i casi, la predisposizione per l’alloggiamento di accessori per rendere più agevole il trasporto di materiale (per riparazioni, alimenti ecc) diventa una caratteristica imprescindibile. L’ottimizzazione degli spazi è fondamentale così come le tolleranze di telaio e forcella che determinano la compatibilità con pneumatici di diversa sezione. Freni a disco e perni passanti sono standard universali di cui proprio non si può fare a meno.
GLI ACCESSORI CHE NON POSSONO MANCARE SULLA TUA BICI DA GRAVEL
Partiamo dall’ABC. I migliori accessori per la tua bici gravel possono essere senza dubbio riconducibili ad un buon kit di riparazione forature senza il quale è meglio non uscire di casa!
Se le ruote adottano il copertoncino meglio uscire con un paio di camere d’aria. Se invece le ruote sono tubeless potremmo dotarci anche del cosiddetto “fast”, la bomboletta gonfia e ripara. Levacopertoni, pompa e magari un rubinetto per bombolette CO2 ed un multitool possono completare il kit.
Doppia borraccia. Se l’idea è quella di passare in sella più di un paio d’ore in zone impervie e poco battute diventa fondamentale. Oltre alle classiche borracce da 550 ml in commercio esistono bottiglie da 700/750 ml che possono garantire maggiore autonomia e riserva idrica.
Un ciclocomputer in grado di comunicare con uno o più sistemi di posizionamento satellitare diventa un valido alleato per non perdere la rotta. Senza contare il fatto che tale sistema se correttamente impostato aiuta a localizzare il ciclista anche in fase di emergenza.
Borse. Altro argomento caro a tutti gli appassionati del bikepacking. Borsa telaio, borsa sottosella e borsa manubrio sono i tre accessori più comuni da reperire sul mercato. In caso di necessità estreme di stoccaggio sono disponibili sul mercato accessori da applicare sui foderi della forcella e del carro posteriore.
Le luci di segnalazione diventano obbligatorie quando si pedala dopo il tramonto così come bretelle o gilet di segnalazione risultano obbligatori in caso di percorrenza gallerie.
COME PULIRE LA TUA BICI E LE TUE RUOTE GRAVEL
La raccomandazione è sempre quella di seguire le indicazioni fornite dal produttore per evitare spiacevoli danni e processi di corrosione che possono compromettere la funzionalità e la sicurezza della bici, oltre a sancire il decadimento dei termini di garanzia. In generale è meglio eseguire una pulizia costante cercando di rimuovere la maggior parte dello sporco al termine di ogni uscita. Questo è il primo principio del manuale “Come pulire la tua gravel bike”.
Particolare attenzione va fatta nella pulizia delle ruote, del mozzo, pacco pignoni e dischi freno. Non solo per garantire la scorrevolezza delle ruote ma soprattutto per la sicurezza nella frenata. Ricordate: la pulizia allunga la vita della vostra bicicletta.
GUIDA AL CHECK UP DELLE TUE RUOTE
URSUS MIURA TC37: PERFORMANCE ED ELEGANZA PER LA TUA BICI GRAVEL
Desideri una ruota leggera, performante su ogni terreno e in grado di donare quel look aggressivo che esalta la tua bicicletta? Le Ursus Miura TC37 disc possono essere considerate ruote da gravel “all round” in grado di rendere al meglio su ogni percorso. Il cerchio è in fibra di carbonio unidirezionale che risponde agli standard aerodinamici del profilo NACA 0027. I tecnici Ursus hanno così progettato un cerchio con una sezione “a goccia” di derivazione aeronautica: le resistenze fluidodinamiche e le relative turbolenze vengono ridotte al minimo a tutto vantaggio della guidabilità anche in condizioni di vento con direzione variabile. Una caratteristica che unita al profilo da 37 mm garantisce guidabilità in ogni condizione ambientale: dalla strada alle strade bianche.
Le Ursus Miura TC37 possono essere considerate ruote polivalenti con la prestazione nel sangue: peso della coppia 1.520g, standard Center Lock per l’alloggiamento del disco, raggi in acciaio al carbonio Sapim CX-Sprint a testa dritta, mozzi RD50 in ergal 7075, compatibilità con corpetto ruota libera Shimano, Sram XDR, Campagnolo e cuscinetti ad alta scorrevolezza SKF con la possibilità di richiedere i Ceramic Speed.
Il canale interno del cerchio da 21 mm consente il montaggio di coperture da 25 a 36 mm. Un intervallo che permette di adottare sulla medesima ruota una vasta gamma di combinazioni a seconda delle condizioni del terreno da affrontare.
TUBOLARI PER LA BICI DA GRAVEL? ECCO LE MIURA TR37
Sono le sorelle gemelle delle TC37. Stessa vocazione, medesimi materiali utilizzati per l’assemblaggio, ma con una differenza: il cerchio è per tubolare. Tubolari su una bici gravel? Una soluzione possibile. Il peso delle Miura TR37 è di 1.440 g: un risparmio di 80 g rispetto alla versione “TC”, tubeless/copertoncino. Il cerchio con larghezza esterna 28 mm e canale interno da 21mm consente il montaggio di tubolari da 25 a 34 mm. Gli amanti della “camera chiusa” possono così beneficiare di un prodotto polivalente d’alta gamma che può essere utilizzato su strada, nel ciclocross e nel gravel allo stesso tempo giusto con qualche accortezza in più.
URSUS ORION: MASSIMO COMFORT PER LE TUE AVVENTURE
Il gravel è prima di tutto un piacere, un modo per stare a contatto con la natura, staccare la spina e scoprire un territorio da un altro punto di vista? Allora la ruota Orion è la scelta ideale. Cerchio in alluminio con profilo da 25 mm per tubeless/copertoncino, raggi J-bend black Sapim Leader, mozzi RD30 in alluminio, compatibilità con corpetto ruota libera Shimano, Sram XDR, Campagnolo, cuscinetti SKF ad alto scorrimento. Il cerchio in alluminio con canale interno da 19 mm permette il montaggio di coperture da 24 ad oltre 34 mm: una sinergia che permette di ottenere un alto livello di comfort. Grazie a queste caratteristiche le ruote Ursus Orion sono un alleato perfetto ed affidabile quando si tratta di passare le giornate in sella senza fretta e senza pensieri su tutti i terreni.