L’idea di viaggiare in bici da soli da Milano a Chicago può sembrare una follia per molti, ma non per Giulia Baroncini.
33 anni, un lavoro come receptionist in hotel: Giulia ha cambiato strada ed ha intrapreso #ilviaggissimo, che racconta attraverso il suo account Instagram @semicercatesonoingiro.
Noi di Ursus abbiamo subito appoggiato il suo spirito d’avventura, fornendole due ruote Ursus TC 37 Disc e il reggisella. Ora, sulla via del ritorno a casa, una Giulia ancora più forte di prima condivide con noi la sua esperienza.
“L’idea è stata del tutto casuale ed è nata dopo la lettura del libro L’anarchico delle due ruote, Luigi Masetti: il primo cicloviaggiatore italiano in cui ho trovato una chiave di lettura diversa. Mi sono focalizzata sullo spirito con cui Luigi Masetti affrontava il viaggio: viveva l’avventura a 360 °, era determinato, genuino. Anche un po’ spavaldo, ma nel senso buono.
Mi sono rivista in queste sue caratteristiche. Abbiamo tantissime altre cose in comune. i miei nonni sono nati dove è nato lui, parliamo le stesse lingue, abbiamo lavorato entrambi negli hotel e siamo stati entrambi fulminati dall’idea del viaggio in bici.
Tutte queste cose in comune e questo sentirmi simile a Masetti mi hanno fatto capire che dovevo fare uno dei suoi viaggi. L'idea è nata nel profondo del mio cuore e da lì non se n’è più andata, mi martellava in testa fino a quando non le ho dato vita. Era una cosa che dovevo assolutamente fare”.
“Viaggiare in bici per me è un modo per scoprire il mondo da un punto di vista diverso. C’è un’immersione totale in tutto quello che ti circonda, perché la bici ti porta a vedere qualsiasi dettaglio: cose che con la velocità non riusciresti a vedere.
Il viaggio in bici è anche scoperta di nuove culture e nuove persone, un’apertura totale nei confronti del mondo. Oltretutto, in questo viaggio la bici mi ha permesso di rivedere persone che non vedevo da tantissimo tempo e che erano proprio sul mio percorso.
Viaggiare in bici da soli è anche un viaggio introspettivo. Ci porta a scoprire noi stessi, a conoscerci meglio e capire di che pasta siamo fatti. Ci dà l’opportunità di scoprire i nostri limiti, spingerci un pochino oltre e sapere di che cosa siamo capaci.
Ci insegna anche a capire di che cosa invece non siamo capaci, e ad accettarlo”.
All’inizio del viaggio sicuramente c’era tanta adrenalina e un po’ di confusione. Questa decisione mi ha fulminata: mi è entrata nel cuore e non ho elaborato razionalmente il da farsi. Mi ci sono semplicemente tuffata, senza avere il tempo materiale di capire cosa stessi facendo.
Non so descrivere questa emozione, ma è come se mi avesse colta un po’ di sorpresa.
Ero anche contenta, perché stavo facendo una cosa che avevo voglia di fare. Allo stesso tempo, provavo anche tanta determinazione e nessun dubbio sul fatto che ce l’avrei fatta. Ero molto sicura di me”.
Continua a seguire il blog di Ursus per sapere com’è andato il viaggio di Giulia e come è stato l’arrivo a Chicago.